Piccola storia sul fumo III

Piccola storia sul fumo III

Ecco la piccola storia sul fumo parte III. Essere un fumatore di hashish per me non è stato facile. Ho dovuto metterci impegno. Nessuno mi ha mai regalato un pezzetto di fumo o una cima di marjuana. Anzi era una fatica trovarlo!

Ma dopo le prime esperienze un po’ strane, tutto fu un po’ più facile. Fumare canna era un’esplosione di risate. Come se non ci fosse un domani. Risate che ti facevano piegare in due. Ridevi così tanto che i muscoli addominali dolevano. Ed è questa esperienza di incredibile gioia ed ilarità che ho sempre ricercato per tutte le fumate successive. Si perché prima di tutto ridere fa bene. Ti appaga e ti fa sentire meglio. Fa bene allo spirito. Ridere in compagnia crea legami. Ricordi da evocare. Insomma rende la vita piacevole.

Foto di Ellie Cooper su Unsplash

Oh, finalmente mi sto divertendo! Una scritta che spesso leggevo sul muro di una palazzina. Negli anni ho ripensato più volte a questa esclamazione. Perché è vero che le canne ti portano allegria. Ma non bastano.

La compagnia giusta e la condivisione fanno tutto. Il divertimento va ricercato, va perseguito. E quando lo trovi sei finalmente soddisfatto. Perché nella nostra società è cosi importante divertirsi e raccontare di essersi divertiti? Non lo so. Ed intanto fumavo.

Il cioccolato e, molto più raro, il marocchino erano le qualità che trovavi. In una città media del Sud. Per marocchino intendo un fumo morbido. Con un aspetto marroncino esterno e giallino interno. Riscaldato si apriva come un polline oleoso ed ovattato. Specificare con la descrizione è fondamentale. Perché i nomi dei tipi di fumo varia. Da città a persona.

Foto di Dawid Zawiła su Unsplash

Questo perché la cultura della marjuana è unofficial. Una cultura non scritta a tutti gli effetti. Usi, modi di dire e di fare, rituali che nessuno ha mai ufficializzato. Nessuno ha mai buttato giù su un foglio. Nessuno ha mai scritto. Una conoscenza immateriale che vale la pena di raccontare!

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